La cantante italiana Laura Allegrini, che ha bisogno di ben poche presentazioni sia in terra italiana che libanese, ha raggiunto un altro prestigioso traguardo, con la finale al Premio Letterario Internazionale “Napoli Cultural Classic”, con la poesia “Beirut, 4 agosto 2020 – Dopo l’esplosione”, la cui cerimonia di premiazione avverrà il prossimo luglio a Napoli.Laura, che sarà presente alla premiazione, vive a Beirut dai primi di settembre 2019, ed è stata testimone diretta del disastro che ha colpito la capitale libanese lo scorso anno.
–Cara Laura, un nuovo obiettivo dopo una carriera di indubbio valore…ma, brevemente, che cosa ti ha portato a stabilirti a Beirut?
-“Dopo il fortunato esordio con Ziad Rahbani, ho pensato di vivere per un po’ in Libano col desiderio di continuare il percorso intrapreso. Ma il 17 ottobre 2019 dopo solo un mese e mezzo, è iniziata la Rivoluzione libanese e ogni progetto ha avuto una battuta d’arresto. Il covid non ha fatto altro che peggiorare la situazione”.
-Da testimone dei fatti che in questi anni hanno caratterizzato e caratterizzano il Paese dei Cedri, che cosa ti ha più colpito, vivendo quotidianamente?
-“Beh…qui ho vissuto esperienze mai passate prima, e dico sempre che è come aver vissuto 20 anni in Italia. Una rivoluzione, una profonda crisi, la gente a far la fila davanti alle banche, i negozi tutti chiusi, finite le feste, finito il divertimento, bloccati tutti i Festival di Musica, quest’anno è il secondo anno che non viene svolta la Festa della Musica, ed è una cosa triste considerando che in Libano ci sono tantissimi Festival e che la partecipazione della popolazione è massiccia. I libanesi amano molto la musica, gli artisti. Poi è venuto il Covid, i lockdown, le mascherine, e l’allontanamento forzato dalle poche amicizie sincere che ho. La drammatica esperienza dell’esplosione al porto. Non è stato facile”.
–Secondo il tuo punto di vista, quali sono le reali condizioni del Libano oggi? E sarà possibile una ripresa dalla crisi attuale, dopo così tanti sacrifici, guerre e distruzione?
-“La situazione precipita giorno per giorno: scarseggia la benzina, il latte per i bambini, mancano medicinali, interi quartieri si trovano al buio per mancanza di elettricità, il cambio col dollaro ha fatto scivolare la lira libanese in una forte depressione. I libanesi che hanno vissuto le guerre dicono che una cosa così non l’hanno mai vista, e il Libano non si riprenderà tanto facilmente. Per quello che mi riguarda è impossibile ormai lavorare a certi livelli, e per delle offerte di lavoro dall’Italia, dei progetti che partiranno presto, dovrò lasciare il Libano. Non nascondo che ho già pianto parecchio, al pensiero”.
-Come hai vissuto questi mesi di pandemia, lontano da casa e pur sentendoti in famiglia a Beirut?
-“Era mia intenzione stare un po’ in Libano e un po’ in Italia, e proprio mentre dovevo partire per l’Italia, sono rimasta bloccata dal lockdown, per tanti mesi. In verità ero più preoccupata per i miei amici italiani, per le mie colleghe italiane fortemente depresse dalla situazione. Allora mi sono inventata due documentari, Dante Alighieri in Quarantena, un omaggio al Sommo Vate, e Stay home Italy, sui duri mesi di lockdown in Italia, coinvolgendo attori e attrici, ex allievi, amici e amiche per sentirmeli vicini, per non soffrire la loro lontananza. E alcuni mi hanno ringraziato come se gli avessi offerto la più bella opportunità della loro vita.
Come dicevo prima, ci sono dei progetti in Italia, fra cui un documentario sull’evoluzione delle donne italiane durante le guerre mondiali e le donne militari, in cui canterò l’Inno di Mameli, uscirà credo fine dell’estate o i primi di autunno”.
-Scrivendo del tuo amore per Beirut, sei andata oltre la musica, e hai sentito l’impulso di mostrare con le parole il tuo sentimento per una città che ti ha accolto a braccia aperte…
-“La scrittura è la mia seconda passione, oltre al canto. E in questo periodo ho scritto molte poesie e pensieri dedicati al Libano e a Beirut, e mi piacerebbe diventassero un libro tradotto in arabo. Sono molto onorata di essere arrivata finalista al Premio Letterario Internazionale Napoli Cultural Classic con la poesia “Beirut, 4 Agosto 2020 – Dopo l’esplosione”. Quella drammatica esperienza mi ha segnato così profondamente che non ho potuto fare a meno di scriverne. Ancor più onorata che il Presidente Onorario della Giuria, Hafez Haidar, sia libanese, e più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, scrittore e traduttore di tante opere di Khalil Gibran, che ho letto con passione. Mentre il Presidente di Giuria del Concorso è Giuseppe Laterza, uno dei più importanti editori italiani. Voglio dedicare questa mia umile poesia alle vittime dell’esplosione, ai libanesi che mi hanno fatto sentire a casa e alla mia amata Beirut”.
-Che cosa ti piace di più del Libano?
-“Non penso di aver conosciuto il vero Libano, anzi forse il peggiore; e non ho avuto la possibilità di visitare tutti i meravigliosi posti che caratterizzano il Libano, e non ho conosciuto la sua umanità nella sua interezza, però posso dire, e sembrerà strano, che quello che più mi è piaciuto del Libano, è me in Libano. Sento di essere cresciuta, di essere maturata, di aver imparato molto. Il Libano mi ha dato la possibilità di guardarmi dentro, di confrontarmi. E qui ho capito che le mie esperienze di vita, i miei dolori, erano niente in confronto. Credo di essere guarita”.
Fonte Assadakah