Dietro i jihadisti in Siria ci sono i turchi e i sauditi

La guerra civile siriana è orchestrata da un’organizzazione di Stati molto determinati, che dispongono di risorse finanziarie quasi sterminate: pensate che i miliziani delle milizie jihadiste prendono fino a 1500 dollari al mese, quando un soldato di Assad ne guadagna appena 60

Monsignor Antoine Audo non ha peli sulla lingua e per sua stessa ammissione è abituato a parlare secondo il dettato evangelico «sì sì, no no». Il vescovo caldeo di Aleppo ha incontrato sabato 30 aprile i lettori del Giornale e de Gli Occhi della Guerra.

Eccellenza, qual è la situazione ad Aleppo? La settimana scorsa il bombardamento degli ospedali, ogni giorno nuovi attacchi…

«La situazione è drammatica: la città divisa in due, a ovest i governativi e a est i ribelli asserragliati nella città vecchia. L’80% della popolazione è senza lavoro. E i bombardamenti durano da mesi. Ma sull’ospedale vorrei dire una cosa: bisogna fare attenzione, i media occidentali parlano di Siria solo quando attacca l’esercito di Assad. Quando sparano i ribelli non ne parla nessuno. Venerdì scorso i gruppi armati dell’opposizione hanno bombardato una moschea facendo 250 fra morti e feriti. Ne avete sentito parlare?»

Ci sono due pesi e due misure?

«Certo: per l’Occidente Assad uccide i bambini e i pediatri, mentre i ribelli islamisti sono degli angeli»

Cosa servirebbe per liberare la città?

«Un intervento boots on the ground, per spazzare via queste milizie. Ma è impossibile».

Perché?

«La Turchia è a 40 km dalla città, ogni giorno manda nuovi combattenti».

Chi paga per tutto questo?

«I soldi vengono dall’Arabia Saudita, i miliziani sono armati e addestrati in Turchia».

Quindi la coalizione che combatte Isis in realtà finanzia la jihad?

«Esattamente. Questa guerra è organizzata per interessi economici e strategici ad alti livelli da Usa e Israele, secondo un accordo ben orchestrato. Ma sono loro dietro tutto: hanno i loro interessi, che difendono tramite intermediari come la Turchia, l’Arabia, il Qatar»

Sono parole molto pesanti.

«Eppure sono rapporti geopolitici chiari. I nodi sono due: la volontà di Israele di sopravvivere e quella statunitense di imporre la propria supremazia economica. Questi obiettivi sono intrecciati e per raggiungerli si punta a dividere gli avversari. Guardi cosa hanno fatto con Saddam e cosa hanno provato a fare con Assad».

Come giudica invece l’intervento russo?

«È stato una benedizione: Putin è stato il nostro salvatore contro gli estremisti islamici»

È possibile una convivenza tra cristiani e musulmani?

«Io ho amici musulmani, con cui c’è grande stima reciproca. Certo, i musulmani si pensano come un gruppo, hanno una mentalità tribale. Nell’islam l’individuo non viene posto di fronte alle proprie responsabilità come nel cristianesimo».