Il 4 agosto del 2020 una devastante esplosione ha raso al suolo interi quartieri di Beirut uccidendo più di 200 persone e lasciandone 300mila senza casa. Non tutti hanno potuto riparare ai danni: alcuni sono stati costretti a vivere in edifici vuoti e fatiscenti.
Il governo libanese ha fatto molto affidamento sulle ONG, sulla società civile e sui privati, ma finora solo il 50 per cento circa dei 77mila edifici danneggiati è stato riparato. Si stima che migliaia di persone siano ancora senzatetto in città.
Il nuovo primo ministro designato Najib Mikati, nominato a fine luglio dopo il fallimento di Hariri, ha avvertito che la “situazione è ancora molto difficile”.
Una crisi economica e politica esasperata dalla corruzione. Lynn Maalouf, vicedirettrice per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International, ha criticato il governo libanese affermando che alcuni funzionari hanno “sfacciatamente bloccato e bloccano la giustizia continuamente”.
L’anno scorso, i leader mondiali hanno promesso 250 milioni di euro per aiutare Beirut in una videoconferenza ospitata dal presidente francese Emmanuel Macron all’indomani dell’esplosione. Ora la Francia ospiterà una nuova conferenza in concomitanza con l’anniversario del primo anno. L’auspicio è che dia un aiuto concreto a tutti coloro che, negli ultimi 12 mesi, hanno lottato per rimettersi in piedi.
Fonte Euro News