Quando è arrivata l’idea di un’alleanza per elezione nel comune di Beirut con Hariri, al tavolo di Michel Aoun, il discorso si è trasformato quasi come si fosse una decisione da prendere per una battaglia sul destino. Nella discussione si sono valutati i pro e i contro. Tutte le dimensioni, i confronti e gli approcci erano un’ossessione.
Quello che è successo nel 1998 poi nel 2004 fino al 2010. Arrivando alle elezioni parlamentari, le posizioni per quanto riguarda la presidenza della Repubblica, le esperienze dei governi, l’amministrazione e lo stato … tutte queste facevano pressione all’interno del dialogo e della decisione. Dopo una lunga e attenta ricerca, sembrava che ci trovavamo di fronte a un’impasse. O davanti a un logico problema nel senso scientifico della parola, se entriamo in alleanza con Hariri, il nostro pubblico sarà contro di noi e alzerà la voce denunciando: Dov’è la vostra guerra contro la corruzione? E che cosa avete fatto dell’innocenza impossibile? E se combattiamo la battaglia contro Hariri, una grande parte di libanesi sarà contro di noi urlando esageratamente: Avete visto che siete contro i sunniti del Libano, e contro il suo leader e la sua leadership, anche contro il martire, o addirittura contro la parità e con la divisione! Se diciamo di sì, penseranno che siamo d’accordo con la corruzione e se diciamo no, siamo contro il patto.
Quando la discussione è arrivata a questo punto, Michel Aoun non ha esitato: tra la crisi di alleanza con un partner nel paese, e tra la crisi interna per delle decisioni comunali, scelgo la seconda e assumo la responsabilità. Perché se si tocca la nostra immagine tra l’alleanza del nostro progetto e tra la disciplina dei nostri sostenitori, la seconda scelta fa meno male. Andate a fare un accordo con Hariri a Beirut, sapendo in anticipo ciò che accadrà e chi pagherà il prezzo