Un giudice libanese ha emesso un divieto di espatrio per il governatore della Banca centrale Riad Salameh, come riferito da National News Agency. Una misura decisa in seguito a un processo per corruzione che lo accusa di appropriazione indebita e negligenza durante il crollo finanziario del paese. Si tratta della prima azione giudiziaria intrapresa dalle autorità libanesi. Non è ancora chiaro se il divieto sarà messo in atto da subito per il governatore 71enne in carica da quasi tre decenni con il sostegno della maggior parte dei politici, compreso il primo ministro del paese.
Il divieto è stato emesso da Ghada Aoun, un giudice istruttore del distretto del Monte Libano, sulla base di un’indagine su un caso presentato dagli avvocati di un gruppo anti-corruzione noto come “Il popolo vuole riformare il regime“. La decisione è arrivata, fra l’altro, mentre il valore della sterlina libanese è precipitato ai nuovi minimi storici, scendendo a 33.500 per un dollaro americano. La sterlina ha perso più del 90% del suo valore dall’inizio del crollo, compreso quasi il 10% del suo valore dall’inizio dell’anno. E dire che una volta Salameh è stato addirittura definito come il “guardiano” della stabilità monetaria del Libano e lodato per aver guidato le finanze del paese attraverso la ripresa post-bellica e i periodi di disordini. Ma è poi stato messo sotto stretta osservazione da quando il crollo economico del piccolo paese è iniziato, alla fine del 2019, con molti esperti che ora mettono in discussione tutte le sue politiche monetarie. Haitham Ezzo, uno degli avvocati che ha presentato la causa contro Salameh, ha dichiarato che il governatore ha violato il suo dovere ufficiale di proteggere la valuta nazionale e il settore bancario. Salameh è dunque anche responsabile a livello penale, e la causa fornirebbe nuove prove che ha abusato della sua posizione per un guadagno personale.
“Abbiamo intentato una causa penale contro di lui e chiesto una serie di misure a partire dal divieto di espatrio“, ha detto Ezzo. La seconda richiesta era di rivelare dove si trovano le enormi riserve d’oro del Libano, valutate miliardi di dollari. Salameh è indagato in Svizzera, Lussemburgo e Francia per potenziale riciclaggio di denaro e appropriazione indebita. I media locali hanno riferito negli ultimi mesi che lui, suo fratello e un aiutante sono stati coinvolti in affari illegali, compresi i trasferimenti di denaro all’estero nonostante i controlli informali sui capitali imposti in patria. Ezzo avrebbe le prove che Salameh ha affittato un appartamento agli Champs Elysee di Parigi per la Banca centrale a un prezzo sopravvalutato, e avrebbe intascato la differenza. Salameh, che ha ripetutamente negato di aver effettuato tali trasferimenti, a novembre aveva dichiarato di aver chiesto una verifica delle transazioni e degli investimenti durante il suo mandato, e i risultati hanno mostrato che nessun denaro pubblico è stato utilizzato.
Nel frattempo, il Libano deve far fronte al forte aumento dei prezzi del pane e del petrolio in tutto il paese.
I media locali hanno difatti riferito di episodi di tensione in varie regioni e nuove proteste a seguito di un aumento dei dei beni primari. Il sindacato dei panettieri ha riferito che se gli ingredienti non arriveranno dall’estero, le panetterie smetteranno di produrre pane entro due settimane. Allo stesso modo, il sindacato dei benzinai ha avvertito di possibili nuovi blocchi nella distribuzione del petrolio nei prossimi giorni in vista di un razionamento del carburante.
fonte kmetro0.it