Di EGLE MILANO
La doppia esplosione del 4 agosto 2020 colpiva la città di Beirut, attanagliata da una già profonda crisi. L’incidente fu causato da 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio stipate in un magazzino portuale dal 2013, quando vennero sequestrate dalla nave da carico Rhosus, battente bandiera moldava. L’esplosione provocò una fortissima onda d’urto, circa 200 vittime e migliaia di feriti. Il 4 agosto appariva come il culmine di una situazione economica e sociale allo stremo: le proteste antigovernative scoppiate il 17 ottobre 2019, la svalutazione della lira libanese e una crisi finanziaria profonda, la difficoltà del settore sanitario nell’affrontare la pandemia da Covid-19 rappresentavano solo alcune delle problematiche che il Libano stava attraversando. Tuttavia il 4 agosto ha colpito anche il tessuto urbano della capitale e quartieri storici quali Gemmayzeh e Mar Mikhail, nei pressi dell’area portuale. Molti palazzi iconici della capitale sono stati danneggiati o distrutti: questo è il caso dell’emblematico Sursock Palace, nel quartiere di Achrafieh. L’edificio, di epoca ottomana, conservava al suo interno collezioni e opere d’arte e rappresentava una testimonianza tangibile del passato storico della capitale. L’associazione RestART Beirut, parte della King Baudouin Foundation, nasce in seguito agli eventi del 4 agosto allo scopo di preservare il patrimonio culturale di Beirut, attrarre donazioni e investire in iniziative educative e culturali. Il progetto cardine è rappresentato dal restauro del Sursock Palace, nell’ottica di una conversione da residenza privata a museo aperto al pubblico.
Il 27 agosto 2020 l’UNESCO ha lanciato una campagna denominata Li Beirut (Per Beirut) destinata alla creazione di una raccolta fondi a livello internazionale allo scopo di fornire un supporto economico concreto alla ricostruzione del patrimonio urbano della capitale, oltre che per scuole, musei e altre infrastrutture. Secondo le stime di agosto 2020 il processo di riabilitazione degli edifici distrutti avrebbe richiesto un costo di $500 milioni, con un conteggio dei danni pari a un totale di 8mila infrastrutture danneggiate, 640 edifici storici compromessi, 208 scuole distrutte. L’UNESCO, nell’ambito di tale iniziativa, ha lavorato fin dalle prime fasi a fianco della Direzione Generale delle Antichità (DGA) in Libano. A diversi mesi di distanza, UNESCO e DGA hanno avviato una collaborazione con Iconem, start-up francese che si occupa di digitalizzazione di siti storici e culturali sottoposti a possibili danneggiamenti. All’interno del piano Li Beirut, a settembre 2020 è stato lanciato un progetto tecnico relativo alla gestione del patrimonio al quale hanno contribuito diversi professionisti, centri di ricerca, università e associazioni. Attraverso il finanziamento dell’Heritage Emergency Fund dell’UNESCO (HEF) il progetto intende fornire una documentazione dettagliata a livello architettonico allo scopo di elaborare una sorta di guida per la ricostruzione del patrimonio urbano e degli edifici storici più importanti. All’interno di tale documento è stato creato un modello 3D di tre quartieri storici di Beirut, estremamente colpiti dall’esplosione: Gemmayzeh, Mar Mikhail e Karantina. L’obiettivo è quello di creare un modello tridimensionale di Beirut, una vera e propria mappa geografica destinata alla ricostruzione.
Il tema della preservazione degli edifici storici della capitale libanese in seguito alla devastazione di agosto 2020 va a sommarsi al filone di dibattiti legati all’architettura e alla pianificazione urbana della città. Soprattutto a partire dagli anni Novanta sono emerse opinioni differenti circa la questione della conservazione del patrimonio urbano di Beirut, in termini di restauro, riutilizzo o demolizione. Oggi, a circa trent’anni di distanza dal termine ufficiale della guerra civile e dopo decenni di opere di ricostruzione, a Beirut esistono ancora numerosi edifici segnati dalle distruzioni del conflitto e il cui destino rimane indefinito, nonostante la frenesia degli investitori del mercato immobiliare. L’esplosione dello scorso anno ha aggravato la situazione in modo critico: diversi edifici storici riversano oggi in pessime condizioni. Il 4 agosto ha riacceso i riflettori sul patrimonio urbano di Beirut, un mosaico variegato in cui epoche differenti si mescolano ai fantasmi architettonici della guerra civile. Le attività intraprese dall’UNESCO si uniscono alle iniziative di attivisti e ONG locali come Live Love Lebanon con il progetto RebuildBeirut, finalizzato alla ricostruzione della capitale, alla ricerca di finanziamenti e al reclutamento di volontari. La capitale libanese racconta una storia differente in ogni quartiere e la sua eredità architettonica e culturale non merita di scomparire.
Immagine di copertina: Un palazzo a Beirut. Foto di Altea Pericoli, maggio 2018
Fonte ilcaffegeopolitico