Nonostante i tredici incontri inconcludenti, il presidente del Libano, Michel Aoun, ha assicurato a una delegazione di senatori del Congresso degli Stati Uniti che entro questa settimana verrà formato un nuovo governo. La missione del futuro esecutivo, guidato da Nagib Mikati, sarà mettere in atto riforme e risanare l’economia libanese.
Le dichiarazioni sono giunte mercoledì primo settembre, nel corso di un incontro con tre senatori democratici nel Paese mediorientale, membri della Commissione esteri del Congresso statunitense, a cui ha preso parte anche l’ambasciatrice degli Stati Uniti in Libano, Dorothy Shea. L’obiettivo della visita della delegazione di Washington, guidata dal senatore Chris Murphy, è stato “lavorare a una soluzione alla crisi politica ed economica” che da tempo caratterizza il Libano, prima di recarsi in Israele. Da un lato, Aoun ha assicurato ai propri interlocutori che il processo di formazione del governo è a buon punto e che diversi ostacoli sono stati ormai superati. Dall’altro lato, i delegati di Washington hanno ribadito il sostegno del proprio Paese alla popolazione e all’esercito del Libano.
Parallelamente, il capo di Stato libanese ha garantito che le elezioni parlamentari si terranno entro i tempi previsti, ovvero entro la primavera 2022, in un clima di libertà e integrità, in quanto la “strada democratica” necessita di cambiamenti ai poteri sia legislativo sia esecutivo. Le prossime elezioni legislative sono state calendarizzate per l’8 maggio 2022, secondo quanto emerso da un documento del Ministero dell’Interno circolato sui media. La popolazione libanese spera che, attraverso tali elezioni, possano entrare in Parlamento personalità al di fuori della classe politica tradizionale, di cui si richiedono le dimissioni da ottobre 2019.
Le rassicurazioni di Aoun giungono dopo che, il 31 agosto, il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, leader del partito sciita Amal, ha esortato le parti libanesi a formare una squadra esecutiva entro questa settimana, mettendo da parte le divergenze fra loro, qualsiasi siano le cause, al fine ultimo di salvare il Paese dal collasso economico. Come si evince dalle dichiarazioni di Berri, Aoun avrebbe chiesto di assegnare un terzo dei portafogli ministeriali a suoi alleati, ma la presidenza ha smentito tali “accuse”. Ad ogni modo, per il presidente parlamentare, le preoccupazioni maggiori, al momento, derivano “dall’interno e non dall’esterno”, in quanto i continui ostacoli alla formazione del governo costituiscono un tentativo di dirottare il Paese e “abbatterlo dall’interno”. “La nazione sta morendo davanti a noi”, ha poi affermato Berri, evidenziando la necessità di uno Stato civile, di elezioni parlamentari, di una magistratura indipendente, di tasse progressive che consentano a tutti di beneficiare di sanità e sicurezza, oltre che di un governo in grado di attuare riforme e impegnarsi nella lotta alla corruzione.
Il 26 luglio, un ex premier libanese, Nagib Mikati è stato incaricato di formare un nuovo esecutivo per Beirut e da allora ha tenuto colloqui con il capo di Stato, Michel Aoun, che, finora, non hanno portato al risultato auspicato. Il 26 agosto, si è tenuto il 13esimo incontro tra il premier designato e il presidente Aoun, ma non sono state rilasciate dichiarazioni a seguito dei colloqui. Fonti mediatiche hanno riferito che Mikati ha presentato al presidente della Repubblica una squadra composta da 24 membri, ma che le divergenze sono sorte soprattutto in merito ai Ministeri di Giustizia, Interno, Economia e Affari Sociali, oltre che sulla posizione di vicepremier.
Mikati è un imprenditore, definito “miliardario”, di 65 anni, proveniente dalla città settentrionale di Tripoli, ed è stato già primo ministro per due volte in passato, oltre che ministro dei Trasporti e dei Lavori pubblici. Tuttavia, il primo ministro designato fa parte di quella classe politica accusata di aver condotto il Libano verso la crisi attuale. Inoltre, Mikati deve far fronte all’opposizione del blocco cristiano, compresa quella del Movimento Patriottico Libero, partito fondato dal presidente Aoun e guidato dal genero Gebran Bassil. Quest’ultimo, il quale guida la maggiore alleanza cristiana in Parlamento, non ha nominato alcun candidato nel corso delle consultazioni vincolanti del 26 luglio. Tuttavia, Bassil si è detto disposto a lavorare con Mikati per favorire la formazione di un nuovo gabinetto.
Al momento della sua nomina, il premier designato ha affermato di aver ricevuto le “garanzie necessarie” da parte della comunità internazionale, altrimenti, “non avrebbe compiuto tale passo”. Tra i Paesi che hanno mostrato sostegno a Mikati vi sono gli Stati Uniti e la Francia. Parigi si è impegnata a supportare il Libano sin dall’esplosione che, il 4 agosto 2020, ha devastato il porto di Beirut. A tal proposito, Mikati ha affermato che tra le sue priorità vi è la realizzazione della “iniziativa francese”. Quest’ultima era stata proposta dal capo dell’Eliseo, Emmanuel Macron, all’indomani dell’incidente del 4 agosto, e prevede la formazione di un governo di specialisti, lontani da qualsiasi alleanza politica, in grado di porre in essere le riforme economiche e finanziarie di cui necessita il Paese.
Piera Laurenza, interprete di arabo
Libano, Aoun assicura agli USA: “Governo entro una settimana” | Sicurezza internazionale | LUISS