Uno studio di Giacomo Bassetti presenta le caratteristiche botaniche del “gigante” nel cuore del paese e ne ricostruisce la storia
È l’albero di Natale angerese per eccellenza e come ogni anno, l’8 dicembre, sancisce con l’accensione delle sue luci, l’inizio delle feste. “Sta lì, da sempre, ed è ormai parte non solo della nostra città, ma anche della nostra storia e della nostra stessa vita”.
Un testimone maestoso e silenzioso che osserva quello che accade nel cuore del paese e molto conosce della vita di questa cittadina. Ma quanto si sa di lui? Fino a poco tempo fa, qualche aneddoto, immagini d’epoca e tanti ricordi personali. Informazioni sparse che sono state raccolte e arricchite da un’accurata spiegazione botanica da Giacomo Bassetti, studente della facoltà di produzione e protezione delle piante e dei sistemi del verde all’università Statale di Milano.
Innanzi tutto una premessa importante: “Anche se spesso viene dette “pino”, il nostro grande albero appartiene in realtà ad una specie ben distinta: si tratta di un cedro del Libano (nome scientifico Cedrus libani), una specie sempreverde appartenente alla famiglia delle pinacee, la stessa di altri celebri e maestosi alberi quali, appunto, pini, abeti e larici. Insieme al cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara), al cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica) e al cedro di Cipro (Cedrus brevifolia), il cedro del Libano è una delle quattro specie di Cedro oggi censite, e non ha nulla a che vedere con l’omonimo agrume che produce frutti simili a grossi limoni (Citrus medica), e con il quale questi alberi imponenti condividono soltanto il nome comune”.
L’accensione dell’albero, l’8 dicembre
“Come tutte le altre pinacee – prosegue Bassetti – il cedro del Libano appartiene alla grande classe delle conifere, in cui sono compresi, oltre a pino, abete, cedro e larice, anche cipresso, ginepro, tuia, sequoia, tasso e molte altre ancora. A loro volta, le conifere fanno parte di un gruppo ancora più grande (phylum): quello delle gimnosperme. Questo nome, che letteralmente significa “dal seme nudo”, indica un insieme di piante molto antiche, i cui primi esemplari comparvero sulla Terra oltre 300 milioni di anni fa. Tornando al nostro Cedro, possiamo osservare che, come ogni altra gimnosperma, esso non produce fiori. Il fiore, infatti, è una struttura complessa, che solo le piante evolutivamente più recenti possiedono – e il cedro è più antico degli stessi fiori. Nel caso del cedro del Libano, gli organi adibiti alla riproduzione non sono quindi situati nei fiori ma in altre strutture caratteristiche denominate coni (volgarmente detti “pigne”), dai quali prende il nome l’intera classe delle conifere (e non, come in genere si pensa, dalla forma della loro chioma, che spesso, ma non sempre, è piramidale)”.
1932: due donne chiacchierano e ridono tra loro, mentre alcuni bambini giocano: dietro di loro, il Cedro appena piantato (foto Nello Grossi).
Ma quando è stato piantato e perché è stato scelto un albero così grande per una piccola piazza? “Sembra che il Cedro sia lì veramente da sempre – prosegue lo studente – e, se così fosse davvero, la cosa non ci stupirebbe, considerando quanto può arrivare a vivere un albero della sua specie. In effetti, la storia del Cedro di Angera conta ormai parecchi anni e, pur non essendo così antica e mitologica come ci si potrebbe aspettare, è comunque molto affascinante. Il cedro di piazza parrocchiale affonda le sua radici, oltre che nel suolo dell’aiuola al centro della piazza, nell’ormai lontano 1932. Nel 1932, com’è noto, l’Italia era sotto il dominio fascista, e fu niente meno che Benito Mussolini in persona che decise la piantumazione di quest’albero, come di molti altri in tutta Italia Il 21 dicembre dell’anno precedente, infatti, era improvvisamente venuto a mancare il fratello minore del Duce, Arnaldo Mussolini, a causa di un infarto. Secondo il regime fascista, Arnaldo Mussolini, presidente del Comitato Nazionale Forestale, aveva contribuito all’incremento del patrimonio boschivo italiano. Per questo, conformemente alle disposizioni prontamente emanate dal Comando delle legioni della Milizia Nazionale Forestale, il 25 dicembre del 1931 vennero date disposizioni al fine di organizzare un’apposita cerimonia che prevedeva la piantumazione di un albero in memoria del defunto fratello del Duce in ciascun comune del regno d’Italia”.
“Non è noto se ad Angera essa si sia svolta veramente nella data programmata dal regime o se sia stata rinviata. In ogni caso, il giovane cedro arrivò appena prima alla stazione ferroviaria, e furono i giardinieri Angelo e Silvio Ondoli (rispettivamente, padre e figlio) che si occuparono del suo ritiro e della sua piantumazione. Essi andarono in stazione e portarono l’albero appena arrivato fino al centro di Angera, con il solo aiuto di un carretto a trazione manuale”. Da quel momento ad oggi è rimasto sempre lì a dare il benvenuto a chi entra nel cuore del paese.
25 aprile 1946: la parata commemorativa del primo anniversario della liberazione fa il suo ingresso in piazza. In alto a destra nella foto, si nota il primo palco di rami del cedro (foto Nello Grossi).
La ricerca di Giacomo Bassetti ricostruisce anche alcuni episodi storici che si sono svolti proprio all’ombra del Cedro, alcuni in momenti bui come gli anni della Seconda Guerra Mondiale, altri di gioia e socialità come gli eventi organizzati per celebrare il Natale.