PERSONAGGIO DELLA SETTIMANA DI ORIGINE LIBANESE : NICOLE MOUDABER

Da quando Carl Cox nel 2009 definì Nicole Moudaber “la dj più sottovalutata al mondo”, l’artista libanese nata in Nigeria si è tolta parecchie soddisfazioni. Entrata in punta di piedi nella scena come la promoter che portò a Beirut tutti i mostri sacri del momento, l’agenda di Nicole è ora piena zeppa di date nei migliori club del mondo e nei festival più prestigiosi, spesso anche in compagnia di Skin, insieme alla quale ha prodotto 5 canzoni. Il suo marchio di fabbrica sono i capelli neri riccissimi e una techno da cui traspare una grossa carica grintosa: Miss Moudaber, che da tempo ha lasciato il Libano per trasferirsi a Londra, nel 2013 ha dato vita a un’etichetta discografica, la Mood Records, con uscite di tutti i dj più edgy della scena Tech-House. Il suo remix di Give Me Luv, una traccia di Alcatraz di vent’anni fa, è stata la traccia più venduta dell’anno scorso su Beatport.

Abbiamo visto per la prima volta la bella Nicole a Mykonos, impegnata in uno strepitoso set (potete ascoltarlo qui) al Cavo Paradiso, club da sogno a picco sull’Egeo dove quest’anno è tornata in consolle per la seconda volta. Dopo quasi 4 ore ad infiammare un pubblico che l’ha acclamata a gran voce fin dalla prima traccia, Nicole ha salutato l’alba e concluso la serata con amore. Il giorno dopo ci ha accolto nella sua villa sul mare con modi affascinanti e gentili, così le abbiamo chiesto di parlarci delle sue prime esperienze musicali in Nigeria e poi nei club di New York, dei party che organizzava in Libano, di quando ha comprato casa a Ibiza e poi ha capito che sarebbe diventata una Dj e di quello che, in questo immediato futuro, potrebbe ancora succederle.

Ecco tutto quello che ci ha raccontato.

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Ciao Nicole, come ti presenti?
Sono Nicole Moudaber, creo musica, suono musica e sono una pilota professionista di macchine da corsa.

Che cosa ha significato per il tuo background musicale crescere in Nigeria e che tipo di musica ascoltavi in quel periodo?
Un sacco di Afro-Beat e Funk&Soul, James Brown e in generale tanta musica black. Ancora oggi quando suono un set durissimo, Techno-Industrial per esempio, è possibile sentirci del Funk e del Soul: sono delle sonorità che rimarranno con me per sempre. Si può sentire nel mio modo di suonare, che è molto ritmico e percussivo.

Parlaci dei tuoi primi ricordi musicali: dove si ascoltava la musica in Nigeria?
Per le strade, nelle spiagge, sulle barche, in Nigeria la musica è ovunque. Gli africani sono molto vitali e quando cammini per la strada c’è sempre musica, così come si balla dappertutto. Hanno il ritmo nel sangue!

La tua prima esperienza di clubbing?
È stata negli States, a New York. Quando facevo l’università a Londra di solito il weekend viaggiavo per il mondo solo per andare a sentire della musica. Una volta quando ero a New York capitai in questo club e ricordo ebbi una rivelazione: fui colpita dai battiti, dalla linea di bassi e dai ritmi tribali che stavano suonando. Scoprii l’artista che era in me non appena mi trovai sul dance floor e ascoltai questa musica che mi trasportava via, e io non capivo cosa stesse succedendo. Da quel preciso momento fui praticamente rapita dalla House e dalla Techno. E nella mia vita non avevo pianificato di fare quello che faccio ora, anzi. La mia educazione avrebbe dovuto portarmi verso Amnesty International o simili, dato che ho studiato scienze politiche, sociologia e psicologia, e fare musica è esattamente l’opposto della tipologia di lavoro tradizionale che avrei dovuto avere. Questo è stato un punto di svolta interessante per la mia vita.

Quando hai iniziato a organizzare party in Libano e che tipo di scena musicale esisteva in quel momento?
Non esisteva. Dopo così tanti anni di guerra la gente non sapeva più cosa fare. Incontrai un mio amico che era un campione di tennis libanese e aveva una marea di contatti con le persone del business. Così decidemmo di unire le forze: io mi sarei occupata della parte artistica e dei Dj e lui avrebbe fatto il resto. Trovammo moltissimi sponsor che ci riempirono di soldi, e in quegli anni, solo per organizzare party…è iniziato tutto così. Il nostro primo grande evento si tenne nel centro di Beirut, dove una moschea e una cattedrale giacevano l’una vicino all’altra, completamente bombardate. Il risultato fu incredibile, con fumo e luci che sembravano uscire direttamente dalla moschea e dalla cattedrale. C’erano 1000 persone anche se era solo il mio primo evento in assoluto. E Dj da Londra, ballerini da Parigi. Cristiani, ebrei, musulmani, tutti insieme a ballare sotto le stelle. Quella notte mi dimostrò che la musica poteva unire le persone e rompere tutti i confini, l’odio e tutto il male di cui questo paese aveva sofferto. È stato un momento di grande orgoglio, devo ammettere. Da quel momento iniziai a organizzare feste in Libano. Nello stesso periodo, però, avevo creato un etichetta a Londra insieme al mio socio e la mia vita divenne un continuo via vai tra Londra e Beirut finché un giorno decisi di trasferirmi definitivamente a Londra e dimenticare la scena libanese. Perché era satura. Avevo portato tantissimi artisti a suonare, come Paul Van Dyk o Anthony Pappa. E oggi, dopo 15 anni, non c’è un singolo Dj che non abbia suonato a Beirut. È qualcosa di cui vado molto fiera. Dopo tre anni da promoter in Libano mi sono trasferita a Londra dove per 5 anni e mezzo mi sono occupata della serata mensile di un club. Ho chiamato a suonare circa 500 Dj nella mia vita, e mi è piaciuto molto. Il processo creativo e organizzativo che c’è dietro un party per me era la parte migliore e non ho mai voluto suonare come Dj a uno dei miei eventi, nemmeno una volta.

Quando hai capito che volevi diventare una Dj?
È successo nel momento in cui presi una pausa dal lavoro di promoter e comprai casa a Ibiza. Erano previsti grossi lavori di ristrutturazione quindi dovetti trasferirmi a Ibiza e rimanere lì per seguire il progetto. Ho impiegato quasi 3 anni per finire quella casa, era una piccola finca a San Josè che trasformai in una villa molto minimal con 5 camere da letto e 2 piscine enormi. Purtroppo l’ho venduta 2 anni fa. Ma è stato in quel periodo, quando terminai la ristrutturazione, che sentii l’amore per la musica ancora così forte da decidere di tornare a lavorare. Ma non come promoter. Mi chiusi in studio e cominciai a creare la musica che amavo. Senza sapere dove mi avrebbe portato né che cosa farci, volevo solo fare musica. Poi un giorno Carl Cox suonò una delle mie tracce durante il suo show in radio e cominciò a supportarmi, a invitarmi a suonare ai suoi party. Da quel momento ho deciso di prenderla seriamente, ed oggi sono qui.

Qual è il primo album che hai comprato?
Diciamo che l’album dance che più mi ha influenzato è F.A.C.T., pubblicato su React Records. È stato il primo album Techno che ho sentito di Carl Cox, ed ha cambiato il mio modo di percepire la Techno. Questo album è sicuramente un punto di svolta per la musica in generale.

Abbiamo visto che hai indossato alcune collane di Malibu sul palco! Ti piace la moda?
Certo che si! In verità quando suono tendo a non vestirmi troppo sexy o glamour, lo preferisco nella mia vita privata. Sul palco, no. Prima di tutto perché non sono comoda, e poi perché fa caldo per tutto il tempo. Non posso nemmeno mettere i tacchi perché non sono pratici. Però amo tantissimo la moda, sono famosa per tutti i gioielli e i bracciali che indosso! Mi diverto molto, anche se ormai il mio armadio straborda di completi e scarpe con i tacchi alti. Mi piace moltissimo Dior, anche Prada e Dolce&Gabbana, ma più di tutti Saint Laurent, il migliore.

Come è andato il set al Cavo Paradiso ieri sera?
È stato fantastico! Il pubblico era meraviglioso, tanto che ho suonato quasi 4 ore anche se era previsto ne facessi solo 3. Invece ho continuato a suonare per un’altra ora mentre guardavo il sorgere del sole e il pubblico che impazziva di gioia. È stato magico, mi è piaciuto davvero molto.

Ti ricordi la prima volta che hai suonato al Cavo Paradiso?
È stato due anni fa, credo. Una serata splendida, ma questa volta è andata sicuramente meglio!

Qual è la parte migliore di suonare al Cavo Paradiso per un Dj?
Credo che sia il momento – semplicemente fantastico – in cui sorge il sole. La chiave è mettere il disco giusto, quello che porterà tutti all’apice. E questa mattina è successo. Ho la registrazione ancora da sentire ma credo che la metterò molto presto durante il mio show in radio (17.1 FM Station Worldwide).

Chi non dovremmo perdere nella programmazione di questa estate?
Sicuramente Ricardo Villalobos e i Martinez Brothers.

C’è qualche giovane artista che dovremmo tenere d’occhio secondo te?
Si chiama Marino Canal: è spagnolo, è un artista di incredibile talento ed è anche bello. Tra i produttori della scena Techno italiana, invece, direi sicuramente Luigi Madonna e Sam Paganini.

Progetti futuri?
Ho un grosso progetto di remix in uscita per un EP che ha coinvolto 10 artisti tra cui Jamie Jones, Carl Craig, Scuba, Pan Pot, Paul Ritch, Paco Osuna. Inoltre, quest’anno per la prima volta avrò un mio stage all’Electric Daisy Festival di New York e nel 2017 ne avrò addirittura altri tre, a New York, a Las Vegas e in California. Sono dei progetti molto importanti che aspetto con ansia. Per quanto riguarda la musica, invece, sono tornata in studio dopo un periodo molto pieno quindi presto uscirà della nuova musica. Sono anche stata nominata nella categoria Best Techno per i Dj Awards di Ibiza in ottobre. È la mia terza nomination, quindi speriamo! Quest’anno a Miami ho vinto l’International Dance Music Awards per la seconda volta quindi devo dire che il futuro mi sembra molto luminoso.