Beirut, a Fashion Week spazio a creazioni eccentriche giovani

ANSAmed

Freschezza e originalità oltre passerelle.Da Mar Mikhail a Saifi

(di Cristiana Missori)

BEIRUT – Abaya (lunghe sopravvesti femminili) eccentriche e colorate fatte di lino, cashmeer o lana su cui vengono applicati ricami dai disegni ludici, ma anche semplici tessuti stampati. Cappe in maglia e organza su cui sono stati ricamati alcuni versi di ”Ya Beirut” del poeta libanese Nizar Kabbani. Due generi molto diversi e un comune denominatore: mani giovani che si affacciano sul mondo della moda e del design. Fra gli stand e gli Show room della Fashion Week di Beirut che ieri sera ha chiuso i battenti della sua terza edizione, spiccano per originalità e freschezza le creazioni di due ragazzi: Joe Arida e Dana Malaeb. Lui, 28 anni. Lei appena 20. Al suo marchio Joe, un bagaglio fatto di esperienze multidisciplinari che spaziano dalla moda al design, ha dato il nome ‘La Terre est folle’. Entrambi sono molto legati al loro Paese: il Libano. Joe è riuscito a autofinanziare la propria produzione. Grazie anche alla notorietà raggiunta attraverso la Fondazione Starch, ideata dallo stilista libanese Rabih Kayrouz e da Tala Hajjar, Pr e marketing manager, e nata per sostenere stilisti emergenti. Ogni anno, infatti, la Fondazione seleziona 4-6 designer, guidandoli nella realizzazione della propria collezione e successivamente nella promozione, il marketing, il branding e la diffusione. Per un anno le loro creazioni vengono esposte nella boutique di Saifi Village, aperta a Beirut dal novembre del 2008. Un vivaio di talenti che a rotazione espongono le proprie creazioni.

“Tappa successiva – racconta Joe ad ANSAmed – la selezione per prendere parte e rappresentare il Libano alla London Fashion Week, manifestazione dedicata alla scoperta di giovani stilisti. “Ho lavorato sul tema della tradizione, scegliendo alcuni elementi appartenenti a quella libanese”, spiega. Uno di quelli appunto, è la abaya. Di lì il successo. “Ho iniziato vendendo qualche pezzo alle mie amiche”. Ora gli ordini li riceve anche via Internet. Dana, invece, per la sua prima collezione ha scelto la calligrafia araba, dedicando i suoi lavori alle donne mediorientali e alla sua città natale, Beirut. Lavora sulle trasparenze e la seduttività. “Le donne arabe – dice – vogliono essere libere e indipendenti”. La Terre est Folle e le creazioni sensuali della giovane Malaeb piacciono anche ai compratori stranieri, arrivati per la Settimana della Moda libanese dalla Francia come dall’Arabia Saudita e dal Qatar. “Sono freschi e originali”, commentano. “Stilisti da seguire”. Come “da seguire e andare a scovare sono i tanti creatori disseminati per Beirut”, fanno notare.

Tra il quartiere diventato ‘bobo chic’ di Mar Mikhail e il più noto Saifi Village, infatti, si annidano molte realtà interessanti. Tanti i giovani e le creazioni originali: oggetti di design e accessori vintage, gioiellerie d’avant-garde e abbigliamento trendy, gallerie d’arte e caffè-librerie e un occhio ai prodotti bio, sia nei tessuti per la casa che nella ristorazione, come ricorda Kamal Mouzawak, Food activist, chef e ristoratore, fondatore di Souk el Tayeb, il primo mercato biologico che coinvolge i piccoli produttori del Libano, e di Tawlet, il ristorante cooperativa di Beirut che ogni settimana ospita una cuoca da una diversa regione del Paese dei Cedri.

(ANSAmed).