Agenzia Nova/Assadakah Roma News –
Due fonti giudiziarie hanno confermato che Raja Salamé, fratello del governatore della Banca del Libano (BdL) Riad, è stato arrestato a seguito di un mandato di cattura emesso dal procuratore generale presso il Tribunale di Monte Libano, Ghada Aoun. Lo rende noto l’emittente “Al Jadeed”, secondo la quale il giudice ha deciso l’arresto di Raja Salamé dopo il suo interrogatorio in merito ad alcuni trasferimenti ricevuti all’estero da parte della BdL. Ghada Aoun ha inoltre emesso un divieto di viaggio nei confronti del presidente di Creditbank, Tarek Khalifé, e ha congelato tutti i beni della banca, compresi immobili e veicoli, nell’ambito di un’indagine in corso.
La scorsa settimana, il giudice aveva congelato i beni di altre cinque grandi banche del Libano – Bank of Beirut, Bank Audi, Sgbl, Bank Med, Blom Bank – in occasione delle indagini relative ad alcune transazioni con la BdL. Questi istituti bancari sono infatti stati denunciati per “spreco di fondi pubblici, violazione della fiducia, frode ai danni dei depositanti e arricchimento illecito”. Ghada Aoun è vicina al presidente libanese Michel Aoun, che dal 2019 accusa il presidente della Banca centrale Salamé di essere responsabile della crisi economica che sta attraversando il Paese dei cedri.
I beni intestati a cinque banche libanesi, coinvolte in prima persona nel crack finanziario palesatosi nel 2019, sono stati congelati nelle ultime ore su decisione di un pubblico ministero considerato vicino al presidente della Repubblica Michel Aoun. Si tratta di una mossa da più parti descritta come parte della campagna elettorale in vista delle elezioni legislative del 15 maggio prossimo.
Il giudice Ghada Aoun, (foto), nessuna parentela con il presidente ma semplice omonimia, ha firmato un’ordinanza per il congelamento dei beni intestati a Bank of Beirut, Bank Audi, SGBL, Blom Bank e Bankmed. Nell’autunno del 2019 le banche libanesi, riunite nell’Associazione delle Banche, hanno di fatto applicato un controllo dei capitali, impedendo ai correntisti di accedere ai loro depositi in valuta pesante.
Il governo libanese ha annunciato nel marzo del 2020 il default del paese. La lira libanese ha perso più del 90% del suo valore. E le proteste popolari anti-governative, scoppiate dal 2019, hanno mostrato l’erosione del consenso popolare nei confronti dei partiti tradizionali, accusati di essere parte di un sistema “corrotto”. Il giudice Aoun indaga sui rapporti tra le 5 banche e la Banca centrale, governata da trent’anni da Riad Salame, inquisito in Libano e in diversi paesi europei per illeciti finanziari. Salame, vicino al presidente del parlamento Nabih Berri, rivale del presidente Michel Aoun, è finito da settimane nel mirino delle indagini del giudice Ghada Aoun. Lo stesso giudice ha nei giorni scorsi emesso il divieto di espatrio per gli amministratori delegati dei cinque istituti di credito sotto inchiesta. Secondo analisti locali, le manovre giudiziarie di Ghada Aoun rientrano nei tentativi del presidente Aoun di mostrarsi come genuinamente interessato alla “lotta alla corruzione” di fronte alla crescente perdita di consenso del suo partito, la Libera corrente patriottica. Lo stesso Aoun però è chiamato in causa, assieme ad altri alti esponenti istituzionali e degli organi di sicurezza, nell’inchiesta – ferma da mesi su pressione politica – sulla devastante esplosione del porto di Beirut dell’agosto del 2020 nella quale sono morte 221 persone.
fonte Assadakah