L’incidente è avvenuto nel porto israeliano di Ashdod, decine (o centinaia) di tonnellate di petrolio fuoriuscite da una nave. Gli esperti parlano di massa “importante” che è destinata a “peggiorare” nei prossimi giorni. Colpito l’80% del litorale fra Ras Naqoura e Tiro. Servono azioni immediate.
Beirut (AsiaNews) – Un disastro ecologico di enormi proporzioni rischia di investire buona parte delle coste del Mediterraneo orientale. L’incidente dei giorni scorsi nel porto israeliano di Ashdod, il più importante del Paese, ha già provocato nelle ultime ore i suoi terribili effetti sulle spiagge del sud del Libano. Per gli esperti si tratta del peggiore disastro ecologico degli ultimi decenni.
La marea nera ha già raggiunto in due giorni le coste del sud Libano, dove sorgono alcune delle più belle riserve naturali del Paese, e a Beirut è già scattato l’allarme per le sabbie bianche, i suoi ciottoli, le rocce e persino le sue tartarughe colpite dalla fuoriuscita di petrolio. Lungo la costa che va da Ras Naqoura a Tiro, palline nere simili a catrame hanno invaso questi luoghi protetti, apprezzati tanto dai locali quanto dai turisti, formando una sorta di linea sporca e appiccicosa che punta verso nord.
L’origine dell’incidente è ormai accertata, ma restano ancora dubbi sulla reale portata del disastro, sulla natura del derivato petrolifero, sul volume e la effettiva pericolosità. Tutti elementi attorno ai quali si concentrano le indagini degli scienziati libanesi. “Al momento stiamo analizzando i campioni raccolti” sottolinea a L’Orient-Le Jour (LOJ) il segretario generale del Consiglio nazionale della ricerca scientifica del Libano (CNRS-L ), Mouïn Hamzé. “Non possiamo commentare al momento – aggiunge – la componente della materia inquinante giunta a Tiro, né su come poterla trattare”.
Da Beirut non mancano accuse per il mancato allarme da parte delle autorità israeliane, dall’Onu e dal Plan Bleu, l’organismo del Programma ambiente Mediterraneo delle Nazioni Unite. “Vero è che non si può fare molto contro una marea nera – conclude Mouïn Hamzé – ma avremmo almeno provato a contenerla e a prepararci. Senza dimenticare che una catastrofe di tale entità implica anche una assunzione di responsabilità”.
Fonte Asia News 23 02 2021