Apicoltura di pace nel Mediterraneo

Dopo le morie di api del 2010, gli apicoltori dell’area mediterranea hanno deciso di unirsi

FRANCO BRIZZO

L’ape che unisce il Mediterraneo . Non uno slogan, ma un progetto che sta praticamente rivoluzionando le vite degli apicoltori di 6 Paesi dell’area mediterranea. Un’arte antichissima, quella dell’apicoltura, oggi diventata paradigma per un futuro di sviluppo sostenibile. In un’area caratterizzata in questo momento da forti tensioni e drammi c’è infatti chi resiste, nel Maghreb come in Palestina, percorrendo nuove vie che parlano di lavoro e reddito.

 

Si chiama Mediterranean CooBEEration: una rete per l’apicoltura, la sicurezza alimentare e la biodiversità”, ed è un progetto che si inserisce all’interno di un percorso decennale di cooperazione territoriale sul tema dell’apicoltura, con la convinzione che questa rappresenti un’importante opportunità di sviluppo dei territori, da un punto di vista economico, sociale ed ambientale e che svolga un ruolo strategico per la sicurezza alimentare e la biodiversità.

Il progetto è promosso da FELCOS Umbria (Fondo di Enti Locali per la Cooperazione Decentrata e lo Sviluppo umano sostenibile), APIMED e INAT (Institut National Agronomique de Tunisie), in collaborazione con l’Iniziativa ART/UNDP (Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite), DIPSA (Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna) e DISAFA (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’università di Torino).

 

Alcune delle tappe fondamentali di questo percorso sono state il IV Forum dell’Apicultura del Mediterraneo a Beirut, in Libano, nel 2010, da cui è scaturita la proposta operativa dell’ iniziativa“CooBEEration”, ovvero l’impegno a costruire un’alleanza globale per promuovere lo sviluppo sostenibile, la sicurezza alimentare e la biodiversità attraverso le api e l’apicoltura, e la fondazione nel 2011 di APIMED – Federazione degli Apicoltori del Mediterraneo, che insieme a FELCOS Umbria ha concepito e promosso il progetto: l’iniziativa che sta all’origine di “Mediterranean CooBEEration” è nata nel 2010, dopo un decennio terribile per le api – spiega Vincenzo Panettieri, Presidente di APIMED – le morie dell’epoca furono un campanello d’allarme non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per l’opinione pubblica. Decidemmo quindi di unire le forze per tutelare un bene comune sia con azioni concrete immediate, legate all’allevamento e alla commercializzazione dei prodotti, sia richiedendo come apicoltori del Mediterraneo il finanziamento di una ricerca che spiegasse il ruolo dell’ape nella salvaguardia della biodiversità. Il resto l’ha fatto la credibilità della proposta e il valore dei soggetti coinvolti che hanno intercettato l’interesse dell’Iniziativa ART/UNDP (Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite) e dell’Unione Europea, che ha finanziato il progetto”.

 

La Federazione, nata nel 2011, rappresenta l’unico soggetto aggregativo di settore al momento esistente a livello di regione mediterranea, riunendo al suo interno 22 associazioni, cooperative e federazioni nazionali di apicoltori provenienti da Algeria, Marocco, Tunisia, Italia, Albania, Libano, Palestina, Egitto e dai paesi limitrofi Iraq e Giordania. “Da allora – prosegue Panettieri – abbiamo realizzato forum internazionali, discusso e condiviso tecniche di allevamento, strategie di commercializzazione, missioni tecniche, generato conoscenza, al fine di creare posti di lavoro e reddito in molti paesi dove i produttori erano isolati a causa dei contesti di tensioni”. Tra i risultati più importanti è arrivata poi la Carta dei mieli del Mediterraneo, primo documento che uniforma, sotto il profilo tecnico, questo importante prodotto alimentare e costituisce, dall’altro lato, un contributo importante, di grande valore culturale, etico, sociale, per garantire la presenza delle produzioni locali sul mercato globale, esaltare il valore della dignità del lavoro contadino, sottolineare l’efficacia del controllo territoriale da parte delle comunità locali e il contrasto alle commercializzazioni di miele di dubbia qualità e provenienza nell’area mediterranea.

 

A completare il tutto c’è una ricerca – unica nel suo genere e in via di conclusione – che gli stessi produttori hanno voluto inserire nel progetto richiedendone il finanziamento. Le api sono generalmente conosciute perché producono il miele, ma non si conosce abbastanza quanto siano indispensabili per il mantenimento della biodiversità nel nostro pianeta e quindi per la sua sopravvivenza.

 

L’ape contribuisce all’impollinazione delle piante superiori a fiore, coltivate (circa 150 – 200 in tutto il mondo) e selvatiche (oltre 350.000), nella misura del 75-80%. Salvaguardare e ripristinare la copertura vegetale del territorio è un’esigenza essenziale in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni con ambienti molto deteriorati, per scongiurare o limitare calamità naturali come alluvioni e frane, l’erosione, la desertificazione e gli incendi.

 

Diversi Paesi affacciati sul Mediterraneo sono più o meno intensamente colpiti da fenomeni di questo tipo, con conseguenze negative sull’ambiente e sulla stabilità sociale ed economica delle popolazioni residenti. La sperimentazione che si sta svolgendo in Italia e in Tunisia è indirizzata a valutare il contributo delle api mellifere per l’impollinazione delle piante selvatiche mediante la definizione del loro ruolo nelle fasi di ripristino vegetazionale delle zone degradate come quelle soggette a desertificazione ed erosione per fenomeni di siccità, per azione dell’uomo e pascolo troppo accentuato, e aree incendiate.

 

Nel nostro Paese la prova si sta svolgendo in Liguria, regione soggetta a incendi, dove in due aree distanti tra loro qualche chilometro, una con la presenza di alveari, e quindi ben “servita” dalle api, e l’altra senza alveari, sono state delimitate cinque parcelle sperimentali in cui condurre osservazioni sulla vegetazione, sugli insetti impollinatori e sulle api in particolare. Le ricerche condotte in campo e quelle collegate agli effetti dell’impollinazione, condotte in laboratorio, consentiranno di stabilire, anche in questo ambito, l’importanza strategica di questi meravigliosi insetti.

 

Difesa e miglioramento dell’ambiente sono irrealizzabili se non si protegge la vegetazione, ma la salvaguardia della flora è inconcepibile senza l’ausilio degli insetti impollinatori, anello di rilevanza primaria della rete ecologica globale.